– Se l’Italia doveva tributare a Don Bosco una memoria che desse riconoscimento al valore civile della sua azione pastorale, l’appuntame...
– Se l’Italia doveva tributare a Don Bosco
una memoria che desse riconoscimento al valore civile della sua azione
pastorale, l’appuntamento a Torino sabato 24 gennaio al Teatro Regio è stato il
modo più puntuale in cui potesse essere rappresentata.
Con tre ore di
spettacolo e talk-show indimenticabile, guidato con sicurezza da Gigi
Cotichella, sono state raccontate le vicende umane e i risvolti pubblici della
vita del fondatore dei Salesiani, in un mix di protagonismo di 100 giovani
attori e ballerini (ognuno di loro valeva per due, dunque come fossero in 200,
tanti quanti gli anni trascorsi dal 1815) e di partecipazione delle massime
istituzioni politiche e dell’economia: tutti a testimoniare la modernità del
messaggio incarnato dal prete di Castelnuovo d’Asti.
L’arcivescovo di Torino
mons. Cesare Nosiglia, Superiore della Circoscrizione Speciale Piemonte-Valle
d’Aosta, don Enrico Stasi, il sindaco di Torino Piero Fassino, il presidente
della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, il Sottosegretario al Ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Bobba in rappresentanza di tutto il
Governo, hanno espresso le ragioni della commemorazione in quella sede. Quindi
è stato letto il saluto inviato dal presidente emerito della Repubblica Giorgio
Napolitano, che tra le altre cose ricordava come “il messaggio di amore ed
entusiasmo per la vita che Don Bosco ha saputo trasmettere, è oggi più che mai
patrimonio per ciascuno di noi e per la collettività tutta”.
Folta la schiera di
artisti coinvolti, ognuno portatore di uno sguardo originale su Don Bosco e
sulla sua pedagogia, completata da quella degli esponenti del mondo
imprenditoriale, della solidarietà e della cultura locale, a significare
l’attenzione e le attese dell’intera nazione.
Davvero pregevole
l’orientamento fra i vari momenti della commemorazione attraverso una grafica proiettata
sul fondo del palcoscenico, capace di tenere insieme i pensieri inevitabilmente
molteplici su una figura poliedrica come quella di San Giovanni Bosco.
A chiudere l’evento, la
lunga intervista del direttore del quotidiano “La Stampa”, Mario Calabresi, a
Don Ángel Fernández Artime. La commemorazione così è divenuta una volta di più
una progettazione per il futuro dell’azione educativa dei Salesiani: impegnarsi
per la difesa dei diritti dei minori in tutto il mondo e in tutti i contesti.
“In questo tempo di crisi, noi crediamo nei giovani” ha concluso il Rettor
Maggiore, “e per noi il miglior regalo è occuparci di loro”.
FONTE ANS ( AGENZIA NOTIZIE SALESIANE ) Pubblicato il 26/01/2015
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