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Il Papa a Bari messaggio di pace

il monito del Papa: non si può parlare di pace e riarmarsi. L'auspicio che il Medio Oriente non sia più arco di guerra teso tra i contin...

il monito del Papa: non si può parlare di pace e
riarmarsi. L'auspicio che il Medio Oriente non sia più arco di guerra
teso tra i continenti ma arca di pace accogliente per i popoli e le fedi

(Lapresse)

Non c'è alternativa possibile alla pace in Medio Oriente. Il Papa
ne è convinto e ripete, anche alla fine del colloquio a porte chiuse
con patriarchi, il suo appello affinché cessino in tutta la regione i
focolai di guerra. «Chi detiene il potere si ponga finalmente e
decisamente al vero servizio della pace e non dei propri interessi. Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti! Basta alle occupazioni di terre che lacerano i popoli! Basta al prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente! Basta usare il Medio Oriente per profitti estranei al Medio Oriente!». In sostanza, è l'auspicio del Pontefice, mentre bianche colombe volano in cielo davanti alla Basilica, la speranza è «il Medio Oriente non sia più un arco di guerra teso tra i continenti, ma un’arca di pace accogliente
per i popoli e le fedi. Amato Medio Oriente, si diradino da te le
tenebre della guerra, del potere, della violenza, dei fanatismi, dei
guadagni iniqui, dello sfruttamento, della povertà, della disuguaglianza
e del mancato riconoscimento dei diritti».

Il volo di colombe (video di Tv2000)

No, davvero non c'è alternativa alla pace. E infatti, aggiunge Francesco, «non le tregue garantite da muri e prove di forza porteranno la pace, ma la volontà reale di ascolto e dialogo.
Noi ci impegniamo a camminare, pregare e lavorare, e imploriamo che
l’arte dell’incontro prevalga sulle strategie dello scontro».

È l'importante punto di arrivo dell'incontro del Papa con i patriarchi delle Chiese del Medio Oriente. La tavola rotonda all'interno della Basilica è durata due ore e mezzo.


(Lapresse)

Il colloquio con i patriarchi

Introdotta da una prolusione dell'amministratore apostolico di Gerusalemme dei Latini, l'arcivescovo Pierbattista Pizzaballa,
è proseguita con il dialogo fraterno. Il Papa al termine riassume:
«Incoraggiati gli uni dagli altri, abbiamo dialogato fraternamente. È
stato un segno che l’incontro e l’unità vanno cercati sempre, senza
paura delle diversità. Così pure la pace: va coltivata anche nei terreni
aridi delle contrapposizioni». E questa è anche una metodologia di
pace: «Uomini di buona volontà e di credo diversi che non hanno paura di
parlarsi, di accogliere le ragioni altrui e di occuparsi gli uni degli
altri. Solo così, avendo cura che a nessuno manchino il pane e il
lavoro, la dignità e la speranza, le urla di guerra si muteranno in
canti di pace».

Non si può parlare di pace e armarsi

Poi
il Papa passa in rassegna le diverse cause della guerra ed entra nello
specifico delle situazioni. «La violenza è sempre alimentata dalle armi.
Non si può alzare la voce per parlare di pace mentre di nascosto si perseguono sfrenate corse al riarmo. È una gravissima responsabilità, che pesa sulla coscienza delle nazioni, in particolare di quelle più potenti. Non si dimentichi il secolo scorso, non si scordino le lezioni di Hiroshima e Nagasaki,
non si trasformino le terre d’Oriente, dove è sorto il Verbo della
pace, in buie distese di silenzio. Basta contrapposizioni ostinate,
basta alla sete di guadagno, che non guarda in faccia a nessuno pur di
accaparrare giacimenti di gas e combustibili, senza ritegno per la casa
comune e senza scrupoli sul fatto che il mercato dell’energia detti la
legge della convivenza tra i popoli!».

Per la «martoriata Siria»
Francesco sottolinea: «La guerra è figlia del potere e della povertà.
Si sconfigge rinunciando alle logiche di supremazia e sradicando la
miseria. Tanti conflitti sono stati fomentati anche da forme di
fondamentalismo e di fanatismo che, travestite di pretesti religiosi,
hanno in realtà bestemmiato il nome di Dio, che è pace, e perseguitato
il fratello che da sempre vive accanto».

Si rispetti lo status di Gerusalemme

Per Gerusalemme la richiesta è di rispettare lo status quo
secondo quanto deliberato dalla Comunità internazionale e ripetutamente
chiesto dalle comunità cristiane di Terra Santa. «Solo una soluzione
negoziata tra Israeliani e Palestinesi – aggiunge il Pontefice -,
fermamente voluta e favorita dalla Comunità delle nazioni, potrà
condurre a una pace stabile e duratura, e garantire la coesistenza di due Stati per due popoli».

Il pensiero del Papa va ai bambini che «hanno passato la maggior parte della vita a vedere macerie anziché scuole, a sentire il boato sordo di bombe anziché il chiasso festoso di giochi. L’umanità ascolti – vi prego – il loro grido». Infine l'appello conclusivo: «Amato Medio Oriente, "su te sia pace" (Sal 122,8), in te giustizia, sopra di te si posi la benedizione di Dio».

Il Papa e i patriarchi si recano infine in episcopio per il pranzo offerto dall'arcivescovo di Bari-Bitonto, Francesco Cacucci.

Fonte Città del Vaticano, Roma.

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