Famiglia a scuola d'amore sotto la croce La famiglia a scuola di amore s...
Le meditazioni delle quattordici stazioni della Via Crucis — che sarà presieduta da Benedetto XVI al Colosseo la sera di Venerdì Santo, 6 aprile — sono state scritte dai coniugi Danilo e Anna Maria Zanzucchi, del movimento dei Focolari, iniziatori del movimento Famiglie Nuove. I testi sono preceduti da una introduzione e da una preghiera iniziale.
Introduzione
Gesù dice: «Chi
vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e
mi segua». Un invito che vale per tutti, celibi e sposati, giovani, adulti e
anziani, ricchi e poveri, di una nazionalità o di un’altra. Vale anche per
ogni famiglia, per i suoi singoli membri o per l’intera piccola comunità .
Prima
di entrare nella sua Passione finale, Gesù, nell’orto degli ulivi, lasciato
solo dagli apostoli addormentatisi, ha avuto paura di ciò che lo aspettava e,
rivolgendosi al Padre, ha chiesto: «Se possibile, passi da me questo calice».
Aggiungendo subito: «Non la mia, ma la tua volontà sia fatta».
In
quel momento drammatico e solenne si coglie un profondo insegnamento per tutti
coloro che si sono messi alla sua sequela. Come ogni cristiano, anche ogni
singola famiglia ha la sua via crucis: malattie, morti, dissesti finanziari,
povertà , tradimenti, comportamenti immorali dell’uno o dell’altro, dissensi
con i parenti, calamità naturali.
Ma ogni cristiano, ogni famiglia,
in questa via di dolore, può rivolgere lo sguardo fisso a Gesù,
Uomo-Dio.
Riviviamo insieme l’esperienza finale di Gesù sulla
Terra, accolta dalle mani del Padre: un’esperienza dolorosa e sublime, nella
quale Gesù ha condensato l’esempio e l’insegnamento più preziosi per vivere la
nostra vita in pienezza, sul modello della sua vita.
Preghiera iniziale
Adoramus te,
Christe
Gesù, nell’ora in cui facciamo memoria della tua morte,
vogliamo fissare il nostro sguardo d’amore sulle sofferenze indicibili da Te
vissute.
Sofferenze tutte raccolte nel misterioso grido lanciato
sulla croce prima di spirare: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai
abbandonato?».
Gesù, sembri un Dio tramontato all’orizzonte: il
Figlio senza Padre, il Padre privo del Figlio.
Quel tuo grido
umano-divino, che ha squarciato l’aria sul Gòlgota, ci interroga e stupisce
ancor oggi, ci mostra che qualcosa di inaudito è accaduto.
Qualcosa di
salvifico: dalla morte è scaturita la vita, dalle tenebre la luce, dalla
separazione estrema l’unità .
La sete di conformarci a te ci porta a
riconoscerti abbandonato, ovunque e comunque: nei dolori personali e in quelli
collettivi, nelle miserie della tua Chiesa e nelle notti dell’umanità , per
innestare, ovunque e comunque, la tua vita, propagare la tua luce, generare la
tua unità .
Oggi, come allora, senza il tuo abbandono, non ci
sarebbe Pasqua.
I stazione
Gesù condannato a morte
Pilato non trova colpe particolari da imputare a Gesù, cede alla
pressione degli accusatori e il Nazareno viene così condannato a
morte.
Ci pare di ascoltarTi: «Sì, sono stato condannato a morte,
tante persone che sembrava mi amassero e mi capissero hanno ascoltato le
menzogne e mi hanno accusato. Non hanno capito ciò che dicevo. Tradito, mi
hanno messo a giudizio e condannato. A morte, Crocifisso, la morte più
ignobile».
Non poche delle nostre famiglie soffrono per il
tradimento del coniuge, la persona più cara. Dov’è finita la gioia della
vicinanza, del vivere all’unisono? Dov’è il sentirsi una cosa sola? Dov’è quel
“per sempre” che ci si era dichiarati?
GuardarTi, Gesù, il Tradito,
e vivere con Te il momento in cui crolla l’amore e l’amicizia che s’erano
creati nella nostra coppia, avvertire nel cuore le ferite della fiducia
tradita, della confidenza smarrita, della sicurezza svanita.
GuardarTi,
Gesù, proprio ora che vengo giudicato da chi non ricorda il legame che ci
univa, nel dono totale di noi stessi. Solo Tu, Gesù, mi puoi capire, puoi
darmi coraggio, puoi dirmi parole di verità , anche se fatico a capirle. Puoi
darmi quella forza che mi permette di non giudicare a mia volta, di non
soccombere, per amore di quelle creature che mi aspettano a casa e per le
quali ora sono l’unico appoggio.
II stazione
Gesù è caricato della croce
Pilato consegna Gesù nelle mani dei capi dei sacerdoti e delle guardie.
I soldati gli pongono sulle spalle un manto scarlatto e sulla testa una corona
di rami spinosi, Lo sbeffeggiano nella notte, Lo malmenano e Lo flagellano.
Poi, al mattino, Lo caricano di un legno pesante, la croce sulla quale vengono
inchiodati i briganti, perché tutti vedano che fine fanno i malfattori. Tanti
dei suoi scappano.
Questa vicenda di 2000 anni fa si ripete nella
storia della Chiesa e dell’umanità . Anche oggi. È il corpo di Cristo, è la
Chiesa a essere colpita e ferita, di nuovo.
A vederTi così, Gesù,
sanguinante, solo, abbandonato, deriso, ci domandiamo: «Ma quella gente che
avevi così amato, beneficato e illuminato, quegli uomini, quelle donne non
siamo forse anche noi, oggi? Anche noi ci siamo nascosti per paura di essere
coinvolti, dimenticando di essere Tuoi seguaci».
Ma la cosa più
grave, Gesù, è che ho contribuito anch’io al tuo dolore. Anche noi sposi e le
nostre famiglie. Anche noi abbiamo contribuito a caricarTi di un peso inumano.
Ogni volta che non ci siamo amati, quando ci siamo attribuiti la colpa l’uno
all’altro, quando non ci siamo perdonati, quando non abbiamo ricominciato a
volerci bene.
E noi invece continuiamo a dare ascolto alla nostra
superbia, vogliamo sempre aver ragione, umiliamo chi ci sta vicino, anche chi
ha legato la propria vita alla nostra.
Non ricordiamo più che Tu
stesso, Gesù, ci hai detto: «Qualunque cosa avrete fatto a uno di questi
piccoli l’avete fatta a me». Hai detto proprio così: «A me».
III stazione
Gesù cade per la prima volta
Gesù cade. Le ferite, il peso della croce, la strada in salita,
sconnessa. E la calca della gente. Ma non è solo questo che Lo ha ridotto
così. Forse è il peso della tragedia che si apre nella sua vita. Non si riesce
più a vedere Dio in Gesù, uomo che si mostra così fragile, che inciampa e
cade.
Gesù, lì, su quella strada, in mezzo a tutta quella gente che
urla e strepita, dopo essere caduto a terra, Ti rialzi e cerchi di proseguire
l’ascesa. In fondo al cuore sai che questa sofferenzaha un senso, avverTi di
esserTi caricato del peso di tante nostre mancanze,tradimenti e colpe.
Gesù,
la Tua caduta ci fa soffrire perché comprendiamo che la causa siamo noi; o
forse la nostra fragilità , non solo fisica, ma quella di tutto il nostro
essere. Vorremmo non cadere mai; ma poi basta poco, un intoppo, una tentazione
o un incidente e ci lasciamo andare, e cadiamo.
Avevamo promesso di
seguire Gesù, di rispettare e curare le persone che egli ci aveva messe
vicino. Sì, in realtà le amiamo, o almeno ci sembra di farlo. Se venissero a
mancare soffriremmo non poco. Ma poi cediamo nelle situazioni concrete di ogni
giorno.
Quante cadute nelle nostre famiglie! Quante separazioni,
quanti tradimenti! E poi i divorzi, gli aborti, gli abbandoni! Gesù, aiutaci a
capire cos’è l’amore, insegnaci a chiedere perdono!
IV stazione
Gesù incontra la Madre
Nella salita al Calvario Gesù scorge sua madre. I loro sguardi si
incrociano. Si comprendono. Maria sa chi è suo Figlio. Sa da dove viene. Sa
qual è la sua missione. Maria sa di essere sua madre; ma sa anche di essere
sua figlia. Lo vede soffrire, per tutti gli uomini, di ieri, oggi e domani. E
soffre anche lei.
Certamente, Gesù, Tu patisci di fare soffrire in
quel modo Tua madre. Ma la devi coinvolgere nella Tua divina e tremenda
avventura. È il piano di Dio, per la salvezza di tutta l’umanità .
Per
tutti gli uomini e tutte le donne di questo mondo, ma in particolare per noi
famiglie, l’incontro di Gesù con la madre, lì sulla via del Calvario, è un
avvenimento vivissimo, sempre attuale. Gesù si è privato della madre perché
noi, ciascuno di noi — anche noi sposi — avessimo una madre sempre disponibile
e presente. A volte ce ne dimentichiamo, purtroppo. Ma, quando ci ripensiamo,
ci rendiamo conto che nella nostra vita di famiglia innumerevoli volte siamo
ricorsi a lei. Quanto ci è stata vicina nei momenti difficili! Quante volte le
abbiamo raccomandato i nostri figli, l’abbiamo supplicata di intervenire per
la loro salute fisica e ancor più per una protezione morale!
E
quante volte Maria ci ha ascoltato, ce la siamo sentita vicina a confortarci
con il suo amore materno.
Nella via crucis di ogni famiglia, Maria
è il modello del silenzio che, pur nel dolore più straziante, genera la vita
nuova.
V stazione
Gesù è aiutato da Simone di Cirene a portare la Croce
Forse Simone di Cirene rappresenta tutti noi allorché all’improvviso ci
arriva una difficoltà , una prova, una malattia, un peso imprevisto, una croce
talvolta pesante. Perché? Perché proprio a me? Perché proprio adesso? Il
Signore ci chiama a seguirLo, non sappiamo dove e come.
La cosa
migliore da fare, Gesù, è venirTi dietro, essere docili a ciò che ci chiedi.
Tante famiglie lo possono confermare per esperienza diretta: non serve
ribellarsi, conviene dirTi di sì, perché Tu sei il Signore del Cielo e della
Terra.
Ma non solo per questo possiamo e vogliamo dirTi di sì. Tu
ci ami di amore infinito. Più del padre, della madre, dei fratelli, della
moglie, del marito, dei figli. Ci ami di un amore che vede lontano, un amore
che, al di là di tutto, anche della nostra miseria, ci vuole salvi, felici,
con Te,per sempre.
Anche in famiglia, nei momenti più difficili, quando
si deve prendere una decisione impegnativa, se la pace alberga nel cuore, se
si è attenti a cogliere quello che Dio desidera da noi, veniamo illuminati da
una luce che ci aiuta a discernere e a portare la nostra croce.
Il
Cireneo ci ricorda pure i tanti volti di persone che ci sono state vicine nei
momenti in cui una croce pesante si è abbattuta su di noi o sulla nostra
famiglia. Ci fa pensare ai tanti volontari che in molte parti del mondo si
dedicano generosamente a confortare e aiutare chi è nella sofferenza e nel
disagio. Ci insegna a lasciarci aiutare con umiltà , se ne abbiamo bisogno, e
anche a essere cirenei per gli altri.
VI stazione
Veronica asciuga il volto di Gesù
Veronica, una delle donne che segue Gesù, che ha intuito chi Lui sia,
che Lo ama e perciò soffre nel vederLo soffrire. Ora scorge da vicino il suo
volto, quel volto che tante volte aveva parlato alla sua anima. Lo vede
stravolto, sanguinante e sfigurato, anche se sempre mite e umile.
Non
resiste. Vuole alleviare le sue sofferenze. Prende un panno e tenta di tergere
sangue e sudore da quel volto.
Talvolta nella nostra vita abbiamo
avuto modo di asciugare lacrime e sudore delle persone che soffrono. Forse in
una corsia di ospedale abbiamo assistito un malato terminale, abbiamo aiutato
un immigrato o un disoccupato, abbiamo ascoltato un carcerato. E per cercare
di sollevarlo, forse, abbiamo terso il suo volto guardandolo con
compassione.
Eppure poche volte ci ricordiamo che in ogni nostro
fratelloche è nel bisogno Ti nascondi Tu, Figlio di Dio. Come sarebbe diversa
la nostra vita se ce lo ricordassimo! Pian piano prenderemmo coscienza della
dignità di ogni uomo che vive sulla Terra. Ogni persona, bella o brutta,dotata
o meno, fin dai primi momenti nel ventre della madre oppure ormai anziana ti
rappresenta, Gesù. Non solo. Ogni fratello sei Tu. Guardando a Te, ridotto a
poca cosa lì sul Calvario, capiremmo con la Veronica che in ogni creatura
umana possiamo riconoscerTi.
VII stazione
Gesù cade per la seconda volta
Per la seconda volta, mentre avanza nell’angusta via del Calvario, Gesù
cade. Intuiamo la sua debolezza fisica, dopo una terribile nottata, dopo le
torture che Gli hanno inflitto. Forse non sono solo le sevizie, lo sfinimento
e il peso della croce sulle spalle a farLo cadere. Su Gesù grava un peso non
misurabile, qualcosa di intimo e profondo che si fa sentire a ogni passo più
nitido.
Ti vediamo come un povero uomo qualsiasi, che ha sbagliato
nella vitae adesso deve pagare. E sembri non avere più forza fisicao morale di
affrontare il nuovo giorno. E cadi.
Come ci riconosciamo in Te,
Gesù, anche in questa nuova caduta di sfinimento. E invece Ti alzi di
nuovo,vuoi farcela. Per noi, per tutti noi, per darci il coraggio di
rialzarci. La nostra debolezza c’è, ma il Tuo amore è più grandedelle nostre
carenze, può sempre accoglierci e capirci.
I nostri peccati, di cui
Ti sei fatto carico, Ti schiacciano, ma la tua misericordia è infinitamente
più grande delle nostre miserie. Sì, Gesù, grazie a Te ci rialziamo. Abbiamo
sbagliato. Ci siamo lasciati prendere dalle tentazioni del mondo, magari per
bagliori di soddisfazione, per sentirci dire che qualcunoancora ci desidera,
che qualcuno dice di volerci bene, di amarci addirittura. Facciamo talvolta
fatica persinoa mantenere l’impegno preso nella nostra fedeltà di sposi. Non
abbiamo più la freschezza e lo slancio di una volta. Tutto è ripetitivo, ogni
atto pare pesante, viene voglia di evadere.
Ma cerchiamo di
rialzarci, Gesù, senza cedere alla più grande di tutte le tentazioni: quella
di non credere che il Tuo amore può tutto.
VIII stazione
Gesù incontra le donne di Gerusalemme che piangono su di Lui
Tra la folla che Lo segue c’è un gruppo di donne di Gerusalemme: Lo
conoscono. VedendoLo in quelle condizioni, si confondono tra la folla e
salgono verso il Calvario. Piangono.
Gesù le vede, coglie il loro
sentimento di pietà . E anche in quel tragico momento vuole lasciare una parola
che supera la semplice pietà . Egli desidera che in loro, che in noi non ci sia
solo commiserazione ma conversione del cuore, quella che riconosce di aver
sbagliato, che chiede perdono, che ricomincia una vita nuova.
Gesù,
quante volte per stanchezza o per incoscienza, per egoismo o per timore
chiudiamo gli occhi e non vogliamo affrontare la realtà ! Soprattutto non
coinvolgiamo noi stessi, non ci impegniamo nella partecipazione profonda e
attiva alla vita e ai bisogni dei nostri fratelli, vicini e lontani.
Continuiamo a vivere comodamente, deprechiamo il male e chi lo fa, ma non
cambiamo la nostra vita e non paghiamo di persona affinché le cose cambino e
il male sia debellato e giustiziasia fatta.
Spesso le situazioni
non migliorano perché noi non ci siamo impegnati a farle cambiare. Ci siamo
ritirati senza fare del male a nessuno, ma anche senza fare quel bene che
avremmo potuto e dovuto fare. E qualcuno, forse, paga anche per noi, per la
nostra latitanza.
Gesù, che queste tue parole ci risveglino, ci
diano un po’ di quella forza che muove i testimoni del Vangelo, spesso anche
martiri, padrio madri o figli, che col loro sangue unitoa quello Tuo, hanno
aperto e aprono anche oggi la strada al bene nel mondo.
IX stazione
Gesù cade per la terza volta
La strada in salita è breve, ma la sua debolezza è estrema. Gesù è
sfinito nel fisico, ma anche nello spirito. Avverte su di Sé l’odio dei capi,
dei sacerdoti, della folla che sembrano voler scaricare su di Lui la rabbia
repressa per le oppressioni passate e presenti. Quasi che cerchino una
rivincita, facendo valere il loro potere su Gesù.
E cadi, cadi Gesù, per
la terza volta. Sembri soccombere. Ma ecco che con estrema fatica Ti rialzi e
riprendi il terribile camminoverso il Gòlgota.
Certamente tanti
nostri fratelliin tutto il mondo stanno soffrendo prove tremende perché Ti
seguono, Gesù. Stanno salendo con Te verso il Calvario e con Te stanno persino
cadendo sotto le persecuzioni che da duemila anni inferiscono sul Tuo Corpoche
è la Chiesa.
Vogliamo con questi nostri fratelli nel cuore offrire
la nostra vita, le nostre fragilità , la nostra miseria, le nostre piccole e
grandi sofferenze quotidiane. Viviamo spesso anestetizzati dal benessere,
senza impegnarci con tutte le forze a rialzarci e a rialzare l’umanità . Ma
possiamo rialzarci, perché Gesù ha trovato la forza di rialzarSi e riprendere
il cammino.
Anche le nostre famiglie sono parte di questo tessuto
sfibrato, si ritrovano legate a una vita di benessere che diventa lo scopo
stesso della vita. I nostri figli crescono: cerchiamo di abituarli alla
sobrietà , al sacrificio, alla rinuncia. Cerchiamo di dar loro una vita sociale
appagante negli ambienti sportivi, associativi e ricreativi, ma senza che
queste attività siano solo un modo per riempire la giornata e avere tutto
quello che si desidera.
Perciò, Gesù, abbiamo bisogno di ascoltare
le Tue parole, che vogliamo testimoniare: «Beati i poveri, beati i mansueti,
beati i costruttori di pace, beati coloro che soffrono per la
giustizia…».
X stazione
Gesù è spogliato delle vesti
Gesù è nelle mani dei soldati. Come ogni condannato viene spogliato,
per umiliarLo, ridurLo a niente. L’indifferenza, il disprezzo e la noncuranza
per la dignità della persona umana si uniscono con l’ingordigia, la cupidigia
e l’interesse privato: «Presero le vesti di Gesù».
La Tua veste,
Gesù,era senza cuciture. Questo dice la cura che avevanoper Te Tua madre e le
persone che Ti seguivano. Ora Ti trovi senza vestito, Gesù, e provi il disagio
di chi è in balia della gente che non ha rispetto per la persona umana.
Quante
persone hanno sofferto e soffrono per questa mancanza di rispetto per la
persona umana, per la propria intimità . A volte anche noi, forse, non abbiamo
il rispetto dovuto alla dignità personale di chi ci sta accanto, “possedendo”
chi ci sta vicino, figlio o marito o moglie o parente, conoscente o
sconosciuto. In nome della nostra presunta libertà feriamo quella degli altri:
quanta noncuranza, quanta trascuratezza nei comportamenti e nel modo di
presentarci l’uno all’altro!
Gesù, che si lascia esporre in questo
modo agli occhi del mondo di allora e agli occhi dell’umanità di sempre ci
richiama la grandezza della persona umana, la dignità che Dio ha dato a ogni
uomo, a ogni donna e che niente e nessuno dovrebbe violare, perché sono
plasmati ad immagine di Dio. A noi è affidato il compito di promuovere il
rispetto della persona umana e del suo corpo. In particolare a noi sposi il
compito di coniugare queste due realtà fondamentali e inscindibili: la dignitÃ
e il dono totale di sé.
XI stazione
Gesù è inchiodato sulla croce
Giunti alla località detta “Calvario”, i soldati crocifiggono Gesù.
Pilato fa scrivere: «Gesù il Nazareno, re dei Giudei», per deriderLo e
umiliare i giudei. Ma, pur senza volerlo, questa scritta certifica una realtà :
la regalità di Gesù, re di un Regno che non ha confini né di spazio, né di
tempo.
Possiamo solo immaginare il dolore di Gesù durante la
crocifissione, cruenta e dolorosissima. Si entra nel mistero: perché Dio,
fattosi uomo per amore nostro, si lascia inchiodare su un legno e innalzare da
terra tra spasimi atroci, fisici e spirituali?
Per amore. Per
amore. È la legge dell’amore che porta a donare la propria vita per il bene
dell’altro. Lo confermano quelle madri che hanno affrontato anche la morte pur
di dare alla luce il loro figlio. O quei genitori che hanno perso un figlio in
guerra o in atti di terrorismo e che scelgono di non vendicarsi.
Gesù,
sul Calvario impersoni tutti noi, tutti gli uomini di ieri, oggi e domani.
Sulla croce ci hai insegnato ad amare. Ora cominciamo a capire il segreto di
quella gioia perfetta di cui parlavi ai discepoli nell’ultima cena. Hai dovuto
scendere dal Cielo, farTi bambino, poi adulto e quindi patire sul Calvario per
dirci con la Tua vitache cos’è il vero amore.
Guardandoti lassù
sulla croce, anche noi come famiglia, sposi, genitori e figli stiamo imparando
ad amarci e ad amare, a nutrire tra noi quell’accoglienza che dona se stessa e
che sa essere accolta con riconoscenza. Che sa soffrire, che sa trasformare la
sofferenza in amore.
XII stazione
Gesù muore sulla croce
Gesù è sulla croce. Ore d’angoscia, ore terribili, ore di sofferenze
fisiche disumane. «Ho sete», dice Gesù. E Gli viene accostata alla bocca una
spugna imbevuta di aceto.
Un grido sale improvviso: «Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?». Blasfemia? Il condannato grida il Salmo?
Come accettare un Dio che grida, che Si lamenta, che non sa, non capisce? Il
Figlio di Dio fatto uomo che sente di morire abbandonato dal Padre
suo?
Gesù, fino a questo punto Ti sei fatto uno di noi, uno con
noi, eccetto il peccato! Tu, Figlio di Dio fatto uomo, Ti sei immedesimato con
noi fino a sperimentare, Tu che sei il Santo, la nostra condizione di
peccatori, la lontananza da Dio, l’inferno di coloro che sonosenza Dio. Tu hai
sperimentato il buioper darci la luce. Hai vissuto la separazione per darci
l’unità . Hai accettato il dolore per lasciarci l’Amore. Hai provato
l’esclusione, abbandonato e sospeso tra Cielo e Terra, per accogliercinella
vita di Dio.
Un mistero ci avvolge rivivendo ogni passo della
TuaPassione. Gesù, Tu non tieni come un tesoro geloso la Tua uguaglianza con
Dio, ma Ti fai povero di tutto per arricchirci.
«Nelle Tue mani
consegno il mio spirito». Come hai fatto, Gesù, in quell’abisso di
desolazione, ad affidarti all’Amore del Padre, abbandonarTi in Lui, morire in
Lui? Solo guardando a Te, solo con Te possiamo affrontare le tragedie, le
sofferenze degli innocenti, le umiliazioni, gli oltraggi, la morte.
Gesù
vive la Sua morte come dono per me, per noi, per la nostra famiglia, per ogni
persona, per ogni famiglia, per ogni popolo, per l’umanità intera. In
quell’atto rinasce la vita.
XIII stazione
Gesù è deposto dalla Croce e consegnato alla Madre
Maria vede morire Suo Figlio, Figlio di Dio e anche suo. Sa che è
innocente, ma si è caricato del peso delle nostre miserie. La Madre offre il
Figlio, il Figlio offre la Madre. A Giovanni, a noi.
Gesù e Maria,
ecco una famiglia che, sul Calvario, vive e soffre il supremo distacco. La
morte li divide, o perlomeno sembra dividerli, una madre e un figlio con un
legame insieme umano e divino inimmaginabile. Per amore lo donano. Si
abbandonano entrambi alla Volontà di Dio.
Nella voragine apertasi
nel cuore di Maria entra un altro figlio, che rappresenta l’umanità intera. E
l’amore di Maria per ciascuno di noi è il prolungamento dell’amore che ella ha
avuto per Gesù. Sì, perché nei discepoli vedrà il volto di Lui. E vivrà per
loro, per sorreggerli, aiutarli, incitarli, portarli a riconoscere l’Amore di
Dio, perché nella loro libertà si rivolgano al Padre.
Cosa dicono a
me, a noi, alla nostra famiglia, questa Madre e questo Figlio sul Calvario?
Ognuno si può solo fermare, attonito, di fronte a tale scena. Intuisce che
questa Madre, questo Figlio ci stanno facendo un dono unico, irripetibile. In
loro infatti troviamo la capacità di dilatare il nostro cuore e aprire il
nostro orizzonte a dimensione universale.
Lì, sul Calvario, accanto
a te, Gesù, morto per noi, le nostre famiglie accolgono il dono di Dio: il
dono di un amore che può allargare le braccia all’infinito.
XIV stazione
Gesù è deposto nel sepolcro
Un profondo silenzio avvolge il Calvario. Giovanni, nel suo Vangelo,
attesta che il Calvario si trova in un giardino dove c’è un sepolcro ancora
non usato. Proprio lì i discepoli di Gesù depongono il Suo corpo.
Quel
Gesù, che hanno poco alla volta riconosciuto come Dio fattoSi Uomo, è lì,
cadavere. Nella solitudine sconosciuta si sentono smarriti, non sanno che
fare, come comportarsi. Non resta loro che consolarsi reciprocamente, farsi
forza l’uno con l’altro, stringersi assieme. Ma proprio lì matura nei
discepoli il momento della fede, del ricordo di quello che Gesù ha detto e
fatto quand’era in mezzo a loro, e che allora avevano capito solo in
parte.
Lì cominciano ad essere Chiesa, in attesa della Risurrezione
e dell’effusione dello Spirito. Con loro c’è la madre di Gesù, Maria, che il
Figlio aveva affidato a Giovanni. Si radunano tra loro, con lei, attorno a
lei. In attesa. In attesa che il Signore si manifesti.
Sappiamo che
quel corpo dopo tre giorni è risorto. Così Gesù vive per sempre e ci
accompagna, Lui personalmente, nel nostro viaggio terreno, tra gioie e
tribolazioni.
Gesù, fa’ che ci amiamo reciprocamente. Per averti di
nuovo in mezzo a noi, ogni giorno, come tu stesso hai promesso: «Dove due o
tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
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